Il Partito Umanista propone espressamente:
Il sostegno al regime democratico come forma di transizione dalla democrazia formale alla democrazia reale.
La lotta per l'instaurazione di regimi democratici là dove essi non si fossero instaurati o fossero stati soppiantati da regimi di forza.
D'altra parte, rifiuta espressamente:
La violazione dei diritti umani, l'impiego della violenza come metodo di soluzione dei conflitti e la concentrazione personale del potere.
Rispetto alla metodologia d'azione, conferma espressamente quanto reso manifesto nella sua Dichiarazione di Principi: l'Umanesimo è retto dall'azione non-violenta.
Il Partito considera la sofferenza del popolo come prodotto della violenza economica; di conseguenza proclama la necessità di rafforzare ogni organizzazione sociale in grado di contrastarla. In questo senso auspica la creazione di cooperative di produzione, di servizi e di consumo ed esige dallo Stato l'appoggio necessario per la cooperativizzazione di tutte le imprese che versano in condizioni tali da compromettere il presente ed il futuro dei propri lavoratori.
Il Partito individua nei monopoli economici e finanziari fattori di dipendenza e di intralcio per le forze produttive di ogni paese.
Dato che la proprietà (come la stessa società) è un fenomeno storico, il Partito mette in guardia dal pericolo insito nel fermare - nei fatti - la dinamica storica e nel sostenere - nel diritto - la tesi del naturalismo immobilista. L'Umanesimo sociale auspica riforme fiscali e nuovi modelli di cogestione che modifichino la situazione della proprietà e incentivino una progressiva distribuzione della ricchezza.
Con lo sfruttamento economico s'intrecciano diverse forme di discriminazione che acquisiscono carattere di violenza razziale, religiosa, generazionale, culturale e psicologica. Il Partito denuncia la violenza esercitata puntualmente contro le donne e i giovani, trasformati in oggetti e non in soggetti a pieno diritto nella pratica della relazione sociale.
Il Partito rende effettivo il principio di opzione come espressione politica concreta della libertà: molteplicità di modelli di cogestione all'interno di un sistema cooperativo generale; pluralismo sindacale all'interno di una confederazione di lavoratori; cogestione studentesca esercitata attraverso centri unificati di studenti con diversità di liste e di linee; servizio militare facoltativo; uguaglianza di fatto del diritto di predica per le diverse confessioni religiose nonché per l'ateismo. Insomma, la lotta contro l'autoritarismo ed i monopoli economici, organizzativi ed ideologici: questo è l'atteggiamento di base che mette in moto il Partito Umanista fin dalle sue origini. La liquidazione della povertà, eliminando attraverso il sistema cooperativo la disoccupazione e lo sfruttamento; l'istruzione gratuita a tutti i livelli; la medicina sociale; la sicurezza; la riduzione progressiva del bilancio militare e la solidarietà militante internazionale con i paesi che lottano per la propria liberazione: tutte queste sono chiare priorità del Partito.
Il Partito considera che ogni politica veramente civile deve partire da due premesse fondamentali: 1) l'azione di rinnovamento permanente delle istituzioni giuridiche e politiche, basata sull'idea di superamento del vecchio ad opera del nuovo e 2) la trasparenza, la cristallinità nei procedimenti politici all'interno di ogni paese e nella relazione fra paesi.
In campo internazionale auspica quanto segue:
1.- Adesione alla politica del non allineamento.
2.- Firma di trattati di pace permanenti fra paesi di una zona in conflitto, mentre secondariamente continuano negoziati particolari, lasciando nelle mani delle Nazioni Unite la supervisione della zona di conflitto e, in casi estremi, affidando la decisione alle risoluzioni di un tribunale internazionale.
3.- Smilitarizzazione accelerata, progressiva e proporzionale dei paesi della zona di conflitto e delle grandi potenze, anche quando esse non agiscano direttamente nella zona in questione.
4.- Eliminazione delle barriere doganali e integrazione economica mediante trattati specifici di complementazione fra i paesi della stessa zona geografica.
5.- Negoziato comune dei paesi debitori con la banca creditrice senza l'intermediazione, da parte di questa, di organismi con i quali quei paesi non hanno contratto alcun debito.
6.- Progressi nella discussione internazionale agli effetti della creazione di un nuovo ordine economico di modo che le relazioni di interscambio, oggi sbilanciate, tendano a livellarsi.
7.- Cooperazione per l'interscambio scientifico e tecnologico internazionale in base a trattati specifici, ma mettendo in rilievo l'idea che lo sviluppo di tutte le zone del mondo produrrà un ampliamento dei mercati, mentre invece l'abbandono di grandi aree e grandi masse popolari tenderà a generare conflitti incontrollabili da parte di quegli stessi circoli armamentisti che frenano lo sviluppo e alimentano la guerra, oltre a portare al collasso economico mondiale.
8.- Formazione di tribunali permanenti, di zona e internazionali, preposti a ricevere denunce ed a giudicare coloro che attentano alla vita e alla libertà dei loro popoli, dei popoli vicini, o contro la vita su scala internazionale; ricordando che il non rispetto dei diritti umani si riferisce non soltanto ad azioni di violenza fisica diretta, ma anche ad ogni altro tipo di imposizioni - fondamentalmente economiche - che le grandi potenze sono solite usare contro i paesi economicamente deboli. Questi tribunali dovranno anche ricevere denunce e pronunciarsi nei confronti di quei paesi che non effettuano i necessari controlli delle fonti d'inquinamento e di deterioramento ambientale che espongono a un pericolo attuale o futuro la salute delle loro popolazioni, delle popolazioni vicine ed in definitiva, del sistema mondiale.